CICLOESCURSIONISMO FONTE del CAMPO – AMATRICE * CAI 150′ SALARIA 4 regioni senza confini * 16 settembre 2012 *

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Domenica 16 settembre 2012
Fonte del Campo (Accumoli)  – Amatrice

DATA ESCURSIONE:
domenica 16 settembre 2012
RITROVO:
domenica 16 settembre ore 8,15
Fonte del Campo (RI)
DISLIVELLO:
550 m.
LUNGHEZZA:
33,0 km.
DIFFICOLTA’ TECNICA:
MC-TC
DURATA:
4,5 ore comprese soste
ACCOMPAGNATORI:
ACCOMPAGNATORI SEZIONE CAI Amatrice
Referente AE-C Sezione Ascoli Piceno : Alessandro Federici 335 6575902- segreteria@slowbikeap.it

Premessa
Per festeggiare i 150 anni del Club Alpino Italiano, dieci sezioni e sottosezioni CAI di Abruzzo, Lazio, Marche ed Umbria – Amatrice, Antrodoco, Ascoli Piceno, L’Aquila, Leonessa (sottosez. Rieti), Monterotondo (sottosez. Tivoli), Rieti, Roma, San Benedetto del Tronto e Spoleto – hanno definito il progetto denominato “CAI 150 Salaria – Quattro regioni senza confini” mirato alla valorizzazione della fascia appenninica intorno all’antica via Salaria e al più longevo confine di stato preunitario. L’avvio è previsto già nel 2012 con un programma di escursioni congiunte organizzate da ciascuna sezione su percorsi paralleli e trasversali alla Salaria e la Sezione di Ascoli Piceno ha il compito di organizzare la prima escursione. L’epilogo avverrà nel 2013 con la percorrenza di due grandi itinerari escursionistici dall’Adriatico al Tirreno e da Spoleto a L’Aquila e con la presentazione della guida escursionistica della Salaria comprendente itinerari sia a piedi che in mountain bike.

SALARIA
QUATTRO REGIONI SENZA CONFINI


Descrizione itinerario
Fonte del Campo, località di inizio percorso, è posta sul fondovalle del Tronto, quasi in corrispondenza del capoluogo Accumoli, grazioso paese che conserva interessanti testimonianze architettoniche del secolo XIII-XIV, arroccato sul poggio antistante. Mantenendosi sempre in destra idrografica della valle, si sale verso Illica per poi proseguire verso Sud sino alla frazione San Tomasso, già in territorio di Amatrice. Il tragitto attraversa l’estrema propaggine occidentale del Pizzo di Sevo (già ben identificato in epoca medioevale come Pictium de Sinum), impostato nei depositi marini della Formazione della Laga, arenarie (colore grigio o marrone-giallastro) e marne grigio-bluastre ben stratificate e disposte come le pagine di un libro debolmente inclinato verso la valle del F. Tronto, qui scorrente verso Nord. Il particolare andamento di questo corso d’acqua, con origine sul versante Ovest dei Monti della Laga (Cresta della Laghetta), e defluente dopo aver compiuto un’ampia curva verso l’Adriatico, evidenzia il ruolo delle deformazioni tettoniche recenti nell’improntare l’assetto dei Monti della Laga e, più in generale, di questo settore dell’Appennino centrale. Seppure le quote non siano elevate (900 ÷ 1100 mslm), assetto della stratificazione e limitata presenza di terreni sciolti hanno impedito lo sviluppo delle coltivazioni e la messa a pascolo. Al di fuori dei piccoli insediamenti, ampie estensioni di bosco ceduo (cioè soggetto periodicamente al taglio) si sviluppano sin quasi sul fondovalle.
Superato Collalto, al percorso in discesa si associa un radicale cambio di paesaggio: il fondovalle si ampia notevolmente e non è più riferibile al solo corso del fiume. Stiamo entrando nella Conca di Amatrice, una sorta di grande “catino” naturale delimitato a Est dalla dorsale principale dei Monti della Laga e, verso Ovest, dalle ondulazioni minori degradanti dai Monti di Cittareale. La Conca di Amatrice costituisce un bacino intramontano, ovvero un settore delimitato da discontinuità di origine tettonica soggetto a sprofondamento nel corso del sollevamento della catena circostante. Lo sviluppo dei fenomeni erosivi, favorito dal rilevante dislivello tra le porzioni sommitali della dorsale e la parte soggetta al ribassamento (nell’ordine di 2 ÷ 3 km), ha comportato l’accumulo su un’ampia area di rilevanti spessori di depositi sciolti e l’impostazione di suoli abbastanza fertili. Questi caratteri identificano “le Piane”, ampie superfici regolari, debolmente inclinate, fittamente coltivate e sede di numerose frazioni di Amatrice. Questo paesaggio insolito per i settori più elevati dell’Appennino centrale, è riferibile all’evoluzione geologica recente e tuttora in atto della catena (a cui va riferita anche la sua elevata sismicità). La presenza delle Piane ha rappresentato storicamente un elemento fondamentale per l’economia e lo sviluppo degli insediamenti nelle terre di Amatrice. La stessa cittadina si localizza sullo sperone compreso tra il Tronto e il T. Castellano, che costituiva un lembo dell’originaria superficie isolato a seguito dell’approfondimento degli alvei dei due corsi d’acqua.
L’itinerario prosegue toccando i centri maggiori di S. Lorenzo a Flaviano, Rio, S. Angelo e Sommati, ubicati nel settore centrale delle Piane, quindi le frazioni minori di Voceto, San Martino, Ferrazza e Retrosi, posti ai margini Est e Sud del catino. Si attraversa in questo modo tutto il settore alla base di Pizzo di Sevo (m 2419 slm) e di Cima Lepri (m 2445 slm), entrambi dalle forme inconfondibili. Il percorso supera in successione una serie di “fossi” e incisioni, con profondità variabili da pochi metri a oltre un centinaio (Fosso di San Martino costeggiato nel tratto tra San Martino e La Cona Passatora), scavati dalle acque di scorrimento superficiale. La ricchezza di fossi e incisioni piccole e grandi deriva direttamente dai caratteri di permeabilità, ovvero della capacità di una roccia di essere attraversata dall’acqua, della sequenza costituente i Monti della Laga. Arenarie e marne presentano nell’insieme una bassa permeabilità, con possibilità molto limitate per l’acqua meteorica di penetrare in profondità nella roccia. Questo limita l’infiltrazione delle acque provenienti dalle piogge e dallo scioglimento delle nevi, consentendone in gran parte lo scorrimento superficiale, in corrispondenza del reticolo locale, o alimentando un sistema di circuiti idrici sotterranei contenuti a profondità limitata. Attualmente, a prescindere dalle dimensioni, le incisioni appaiono tuttavia completamente asciutte per la maggior parte dell’anno. La realizzazione nei primi Anni Cinquanta dell’invaso idroelettrico di Campotosto ha comportato, infatti, l’intercettazione attorno alla quota di 1350 m slm circa di ogni deflusso idrico di superficie e il suo convogliamento tramite gallerie verso il Lago di Campotosto. Sino ad allora le condizioni dei corsi d’acqua erano completamente diverse, come rilevabile dalle dimensioni delle incisioni maggiori e dai nomi dei corsi d’acqua. Sino agli anni Cinquanta erano varie decine i mulini azionati dalle acque dei torrenti nel territorio di Amatrice, la stessa incisione

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