Amatrice, 7 settembre 2016
Sono passati solo pochi giorni dal terribile evento che ha ferito la terra amatriciana e poche ore dall’addio ai
nostri morti, e molti di noi ancora non credono che ciò che è accaduto sia realmente successo.
A mente fredda, ma con le immagini ancora vivide dello strazio vissuto, stentiamo a credere che tutto ciò che
è accaduto non ha cambiato il nostro stato di montanari abitanti di queste terre che lottano da anni per la
sopravvivenza dei loro luoghi, della loro genti, per dare una dignità alle popolazioni, a garantire il presidio
di una montagna che lentamente ed inesorabilmente si svuota, uomini e donne che lottano per i propri diritti
come Davide contro Golia.
Ci saremo aspettati che questo nostro combattere quotidiano potesse di colpo essere accantonato, per la pietà
che si offre ad un ferito, ferito per aver scelto di vivere sulla sua terra. Ma ciò non è ancora avvenuto.
Non abbiamo ancora avuto il tempo di realizzare nelle nostre menti ciò che è realmente e tremendamente
successo che ci troviamo di nuovo in campo per lottare contro gli stessi problemi, resi addirittura più acuti
dal nostro stato di terremotati senza certezze, casa, amici, lavoro.
Il restare a vivere sulla nostra amata terra, fondamento per una speranza di rinascita, è ad oggi minata da
scelte che puntano su direzioni completamente opposte. La mancanza di un piano volto a dare ai
sopravvissuti una rapidissima soluzione abitativa temporanea e dignitosa fino alla realizzazione di unità
abitative da dove sognare e seguire la ricostruzione dei nostri paesi che sicuramente durerà anni, è
disarmante. Ciò è tecnicamente possibile, prova ne è la realizzazione in tempi record della scuola di
Amatrice iniziata la scorsa settimana e che sarà disponibile per la riapertura dell’anno scolastico.
Molte famiglie in mancanza di tale prospettiva abitativa hanno già deciso di lasciare la nostra terra, quali
effetti avrà sul fragile tessuto sociale tipico delle zone di montagna la scelta di far spostare la popolazione
lontano da essa e lontana per mesi dalle proprie radici? Speriamo nessuna, ma ora non si può vivere di sole
speranze. Occorrono certezze.
La rinascita di un embrione di vita sociale deve essere garantito, senza di esso non si può parlare di futuro.
La nostra Sezione CAI di Amatrice che già dai primi minuti dal sisma con i suoi volontari a supporto del
Corpo Nazionale del Soccorso Alpino ha continuato il suo naturale impegno per il territorio e la sua Gente,
sta lavorando per rendere organiche le proposte di aiuto che stanno arrivando da tutta Italia grazie alla rete
CAI nell’ottica di attività volte a coadiuvare la rinascita della vita sociale, vogliamo e dobbiamo farlo, per
chi è rimasto e per la memoria di chi non c’è più.
Mi stringo ancora una volta ai tanti nostri Soci che hanno preso i loro familiari e ricordo i nostri Soci che ci
hanno lasciato lasciando un vuoto nella Sezione che colmeremo anche grazie a loro, Rocco, Andrea ed i giovani Caterina ed Emanuel.
Marco Salvetta
Presidente Sezione CAI Amatrice
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Comunicazione CAI Amatrice 7-9-2016.
2 Commenti. Nuovo commento
Ciao Marco,
non so se ti ricordi di me. Sono Aldo di Domodossola e 3 anni fa sono stato con voi sul Monte Gorzano.
Vi sono vicino con tutto il mio affetto per la catastrofe che ha colpito la vostra bellissima città..
Ho potuto vedere personalmente che voi siete splendida gente di montagna che saprà reagire a tutte le avversità, basta che non vi mettano i bastoni fre le ruote.
Sono veramente contento che dei nostri del Soccorso Alpino di Domodossola abbiano partecipato ai primi soccorsi.
Se il prossimo anno tornerò a Pineto cerchero di venirvi a trovare.
Grazie Aldo. Ti aspettiamo quando vuoi e aspettiamo tutti gli amici del Soccorso di Domodossola. Grazie di cuore